KINK: PSICOPATOLOGIA O INTERESSE SESSUALE?
Secondo Barker, i termini ombrello “BDSM” e “Kink” comprendono “un ampio range di pratiche erotiche, sessuali o sensuali consensuali, che possono essere caratterizzate da: elevate sensazioni di dolore, scambio di potere, forme di contenimento o gioco di ruolo (ad es: essere un animale o un bambino piccolo, ndr), guardare altre persone o venire guardati da altri” (Barker, 2019). Per alcuni sono definizioni identitarie (ad es: essere una “mistress”, o un “kinkster”), per altri pratiche che non hanno a che vedere con la propria identità; in alcuni casi vengono agite (da soli o con altri) ma possono anche semplicemente restare confinate al mondo della fantasia o della lettura/scrittura/visione erotica (ibid.).

Yates e Neuer Colburn definiscono il Kink come “una cultura o uno stile di vita al di fuori delle norme sociali, centrato su pratiche relazionali consensuali, interazioni e/o fantasie sessuali come mezzi per ottenere una elevata intimità tra partner”; in contrasto, gruppi e individui che “seguono le norme sociali nelle loro attività relazionali e sessuali sono noti come Vanilla” (Yates & Neuer-Colburn, 2019). Questa distinzione, che appare come un confine netto e immodificabile, è tuttavia da considerarsi una linea arbitraria, sottile, che dipende unicamente da come l’individuo stesso si identifica più che dalle pratiche che mette in atto (ibid.). In questo caso la “norma sociale” è da intendersi come “ciò che viene considerato accettabile e/o appropriato entro la cultura dominante”, ovvero, i sistemi i credenze, valori, pratiche che caratterizzano il contesto sociale di esperienza.
Il Kink non è un concetto nuovo; ritroviamo citazioni di pratiche ad esso relative fin dai testi antichi (ibid.). Nell’immaginario collettivo (e purtroppo, spesso, professionale) esso riaffiora tuttavia di recente, ed è considerato di volta in volta al pari di una “moda”, di una “devianza”, o di una psicopatologia (disturbo parafilico). Negli ultimi anni la cultura pop ha visto la proliferazione di musica, film e letteratura che ha riportato all’attenzione del grande pubblico la cultura Kink; il più noto è sicuramente il fenomeno letterario (e successivamente cinematografico) “Fifty Shades Of Grey” (2001). Tuttavia, questi ritratti sono spesso poco accurati, se non del tutto fuorvianti, perdendo di fatto l’opportunità di servire una comunità che ha tuttora necessità di ricevere riconoscimento, legittimazione e protezione (Yates & Neuer-Colburn, 2019). E’ comune pensare che le persone che si interessano in pratiche Kinky siano mentalmente malate, devianti, violente, incapaci di manutenere una relazione stabile, abusive, ignoranti (Lin, 2016; Wright, 2016; Yates & Neuer-Colburn, 2019). Queste stereotipi creano sostrati che possono influire pesantemente sul benessere mentale dei membri della comunità Kink perchè comportano stigma e discriminazione; e laddove condivisi dal professionista di salute mentale, comportano pratiche professionali erronee e pericolose. Questo spiega il segreto che molti individui scelgono di mantenere attorno alle proprie preferenze sessuali (Sprott et al., 2017).
Gli studi volti a verificare l’incidenza di malattia mentale nei membri della comunità Kink riportano livelli di depressione, autostima, difficoltà sessuali, ansia e disturbi di personalità equivalenti a quelli della popolazione generale (ibid.) con l’unica eccezione dei membri della comunità LGBTQ, per i noti effetti del minority stress e dell’effetto cumulativo delle intersezioni identitarie stigmatizzate. Laddove vengano riportati distress e disturbi dell’umore, questi sono messi in correlazione ai fenomeni di discriminazione e stigma subiti (Wright, 2006). Secondo studi recenti, infine, non vi è correlazione tra l’appartenenza alla comunità Kink e la messa in pratica di agiti violenti o abusivi (Gemberling et al, 2015; Yates & Neuer-Colburn, 2019).
Alla luce di queste evidenze, DSM-5 propone, rispetto al precedessore, un aggiornamento volto a distinguere tra disturbo parafilico e Kink, introducendo criteri come la presenza di distress (ansia, vergogna, colpa, ossessioni sui sintomi che interferiscono con la funzionalità quotidiana) e la messa in atto di agiti senza consenso del partner. Laddove questi criteri non siano presenti, APA dichiara che siamo in presenza di un “interesse sessuale” e non di un disturbo (APA, 2013).
L’importanza del criterio del consenso è centrale. Le pratiche entro la comunità Kink rispondono senza eccezioni a un sistema di valori e di credenze che protegge i suoi membri e che si esplicita nel motto “Safe, Sane and consensual” (Williams et al, 2014). Esso si declina nei concetti di onestà, comunicazione, sicurezza, piena conoscenza dei rischi, ed esplicito consenso, che ricopre il ruolo di valore principale (Moore et al, 2018; Tripodi, 2017; Williams et al, 2014). Tutte le interazioni tra i membri della comunità devono infatti rispondere ai criteri della negoziazione e del consenso, definito come “una collaborazione attiva per il beneficio, il benessere, e il piacere di tutte le persone coinvolte” (Wiseman, 1996; Yates & Neuer-Colburn, 2019).
Il consenso inizia con una negoziazione durante la quale vengono identificate quali pratiche possono essere messe in atto, per quanto tempo, con quali modalità, e con quali attori. Anche laddove esso venga ottenuto, inoltre, non è dato una volta per tutte; le pratiche vengono strutturate in modo che vi siano tempi e modi per fermare l’interazione, con parole di sicurezza (“safe words”) o gesti, che immediatamente rescindono il consenso e portano all’interruzione dell’attività. Inoltre, durante tutta la durata dell’interazione, i partecipanti si assicurano ripetutamente che il consenso venga riconfermato e che le altre persone coinvolte vogliano proseguire (Tripodi, 2017; Yates & Neuer-Colburn, 2019).
Secondo Yates & Neuer-Colburn, ulteriore distinzione tra Kink e disturbi parafilici risiede nella motivazione: citando Sagarin e colleghi, gli autori evidenziano come i membri della cultura Kink esplicitino tra le proprie motivazioni principali quella di “soddisfare il bisogno proprio e del partner di intimità e vicinanza” (Sagarin et al, 2008). Corollario di questo è il continuo incoraggiamento a esplicitare i propri bisogni e le proprie fantasie con una modalità comunicativa aperta, onesta e affettivamente trasparente, volta a costruire la fiducia e l’intimità tra i partecipanti (Yates & Neuer-Colburn, 2019). Laddove vi siano interesse o eccitamento all’idea di fare del male o umiliare una persona non consenziente, al contrario, il clinico può legittimamente formulare ipotesi relative a abuso e psicopatologia (ibid.).
- American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistic Manual of Mentale Disorders, 5th ed. (DSM-5). American Psychiatric Publishing.
- Barker (2019).Good Practice across the Counselling Professions 001: Gender, sexual, and relationship diversity (GSRD).British Association for Counselling and Psychotherapy
- Gemberling, T.M., Cramer, R.J., Wright, S., & Nobels, M.R. (2015). Psychological functioning and violence victimization and perpetration in BDSM practitioners from the national coalition for sexual freedom (Tech. Rep.). National Coalition for Sexual Freedom.
- Lin, K. (2016). The medicalization and demedicalization of Kink: Shifting contexts of sexual politics. Sexualities, 20(3), 302-323
- Sagarin, B.J., Cutler, B., Cutler, N., Lawler-Sagarin, K.A., & Matuszewich, L. (2008). Hormonal changes and couple bonding in consensual sadomasochistic activity. Archives of sexual behavior, 38(2), 186-200.
- Sprott, R.A., Randall, A., Davidson, K., Cannon, N., & Witherspoon, R.G.. (2017). Alternative or nontraditional sexualities and therapy: a case report. Sexual and Relationship Therapy, 17(1), 39-55.
- Tripodi, F. (2017). Fifty shades of consent? Feminist Media Studies, 17(1), 93-107.
- Yates, S.M. & Neuber-Colburn, A.A. (2019). Counseling the Kink Community: What Clinicians Need to Know. Journal of Counseling Sexology & Sexual Wellness: Research, Practice, and Education, 1 (1)
- Williams, D., Thomas, J.N., Porter, E.E., & Christensen, M.C. (2014). From “ssc” and “rack” to the “4cs”: introducing a new framework for negotiating BDSM participation. Electronic Journal of Human Sexuality, 17, 1-10.
- Wiseman, J. (1996). Sm101: A realistic introduction. Greenery Press.
- Wright, S. (2006). Discrimination of sm-identifying individuals. Journal of Homosexuality, 50, 217-231.