RELAZIONALITA’ NON MONOGAMA: CONSIDERAZIONI PER LA PRATICA PSICOTERAPEUTICA
Una relazionalità non monogama coinvolge, in generale, una qualche forma di apertura consensuale all’avere più di una relazione affettiva/romantica/sessuale (Richards & Barker, 2013). Il principio della consensualità e della reciproca accettazione delle regole, chiare e stabilite a priori, caratterizza la relazionalità non monogama consensuale e la rende profondamente diversa dalla relazionalità non monogama non consensuale (ad es: tradimento); per questo motivo, spesso in letteratura essa viene definita anche come “non monogamia etica”.

Infatti, è abbastanza comune in queste forme di relazionalità la presenza di un contratto, più o meno esplicitamente formalizzato, che determina le attività consentite ed è solitamente finalizzato a mantenere la sicurezza della relazione primaria e gestire emotività potenzialmente negative come ad esempio la gelosia (Richards & Barker, 2013). Tuttavia, è bene ricordare che non tutte le persone adottano queste forme di contrattualità, e preferiscono una continua ri-negoziazione del modello relazionale per garantire una maggiore flessibilità e libertà (Finn, 2010).
Esistono molteplici modalità con le quali si dispiega una relazionalità apertamente non monogama, che variano a seconda del contesto culturale, legislativo, e storico; pertanto, benchè esistano oggi specifiche etichette linguistiche (“poliamore”, “poligamia”, “relazione aperta”, ecc..) è sempre bene ricordare che esse non esauriscono tuttavia lo spettro di sfumature che ogni relazione assume nella sua unica e specifica peculiarità. Per questo motivo diventa fondamentale approcciare professionalmente una relazionalità non monogamica con un atteggiamento aperto e curioso, volto a individuare i modi con i quali la persona di fronte a noi intende, vive, esperisce la sua relazionalità, senza pre-concetti e pregiudizi.
Al contempo, è necessaria una forte base teorica di sapere professionale specifico, pena l’impossibilità di un intervento utile, efficace, rispettoso. Ad esempio, un aspetto peculiare delle forme di non monogamia riguarda il fatto che esse implicano, in qualche modo, più di due attori; per questo motivo sono necessarie competenze specifiche che vanno al di là, e si differenziano in modo a volte sostanziale, dalle competenze relative al lavoro professionale con le coppie.
Alcuni aspetti problematici che solitamente emergono nella pratica professionale con persone in relazioni apertamente non monogame riguardano:
- Assunzione di implicita problematicità della relazionalità non monogamica, e conseguente necessità percepita di dover esaminare e mettere in discussione le modalità relazionali della persona a prescindere dalla domanda che ci viene posta. Spesso alla base di questo atteggiamento risiedono teorie che riguardano la presenza di una problematica di personalità o di una problematica con l’intimità connessa alla non monogamia, che ne fanno una relazionalità illegittima, o poco sana. Questo tipo di teoria non riscontra, ad oggi, sostegno da parte della letteratura scientifica, anzi: un recente studio del 2018, che ha coinvolto 206 coppie monogame e 146 coppie non monogame, non ha riportato significative differenze nei livelli di salute mentale, soddisfazione relazionale e sessuale, e soddisfazione di bisogni personali (Wood et al, 2018). Da qui, il principio fondamentale per lavorare con tutte quelle identità e relazionalità che si discostano da un ideale normativo: mai dare per scontato che la persona si presenti dal terapeuta per un problema riguardante la propria sessualità o identità; essa potrebbe essere marginale e del tutto incidentale rispetto alla sofferenza e come tale va trattata, pur nella consapevolezza di eventuali esperienze tipiche di alcuni membri della comunità LGBT e GSRD (stigma, discrminazione, invisibilità, ecc…);
- Mancata conoscenza del panorama di relazionalità non monogame esistenti: pur nell’impossibilità di conoscere ogni sfumatura individuale, e anzi, nell’importanza di non asservire una relazione tra persone a un’etichetta preconfezionata, è importante che il terapeuta conosca i principali modi con i quali può manifestarsi una relazionalità non monogama. Alcuni di essi, ad esempio, sono: lo swinging (sessualità sociale, coppie che hanno relazioni sessuali con altre persone, separatamente o insieme, tramite ricerca online o in party/clubs, con la regola generale che gli aspetti romantici e affettivi sono riservati alla relazione primaria); la relazione aperta (la forma più comune: relazione diadica stabilizzata e aperta, in cui entrambi i partner acconsentono alla possibilità di avere relazioni sessuali con altre persone, stabilendo spesso regole su cosa sia consentito e cosa no); forme di poliamore (considera accettabile una relazione affettiva, e non solo sessuale, con più di una persona; più che una relazione aperta, può essere considerata come una forma di relazionalità molteplice, e viene solitamente considerata una vera e propria identità relazionale e affettiva. All’interno della costellazione delle relazionalità poliamorose sono possibili differenti e varie combinazioni, e diverse forme di apertura/chiusura a partner esterni);
- Mancata conoscenza linguistica: la relazionalità non-monogamica prevede, perché si dia la possibilità stessa della sua esistenza, una terminologia che permette alle persone che la praticano di parlare di sé, e quindi, di esistere. Esistono termini considerati safe e neutri (ad es: swinger) e altri che sono invece considerati offensivi o erronei; inoltre, esistono alcuni termini normalmente considerati negativi che sono stati reclamati dalla comunità non monogama e utilizzati in modo positivo al fine di sfidare il doppio standard sessuale nei confronti dei diversi generi (si veda, ad es: Easton & Hardy, 2009). È importante quindi conoscere queste modalità linguistiche per permettere uno scambio con il proprio cliente senza mettere in atto micro-aggressioni o rischiare incomprensioni dannose per la buona riuscita del lavoro terapeutico;
Come già anticipato, è frequente che la relazionalità della persona sia del tutto incidentale rispetto al motivo della richiesta di consulto. Quando non è così, i principali motivi per i quali le persone con relazionalità non monogamica afferiscono al terapeuta, secondo la letteratura e la mia personale pratica professionale, riguardano:
- Dubbi sulla propria identità, relazionalità, sessualità, ed eventuali sensi di colpa, vergogna, o “anormalità” ad esse associati;
- Coming out;
- Negoziazione del contratto relazionale;
- Comunicazione e conflitto nell* relazion*;
- Negoziazione di compiti comuni, finanze, eventuali compiti connessi alla genitorialità;
- Fine della relazione;
La pratica clinica e la conoscenza teorica del complesso universo della relazionalità non monogama consentono al terapeuta di rispondere efficacemente a queste domande. Laddove non vi siano l’esperienza o le competenze per essere utile al cliente, il principio dell’invio a un collega competente deve sempre essere applicato, nel rispetto dell’etica professionale e della persona che abbiamo di fronte.
- Easton, D. & Hardy, J. (2009). The Ethical Slut. California, CA: Greenery Press.
- Finn, M. (2010). Conditions of freedom in practices of non-monogamous commitment. In M. Barker & D. Landridge (Eds.), Understanding non-monogamies (pp 235-236). New York: Routledge.
- Richards, C. & Barker, M. (2013). Sexuality and Gender for Mental Health Professionals: A Practical Guide. London: Sage.
- Wood, J., Desmarais, S., Burleigh, T., Milhausen, R. (2018). Reasons for sex and relational outcomes in consensually nonmonogamous and monogamous relationships. Journal of Social and Personal Relationships, 2018; 35 (4): 632
- Worsick-Correa, K. (2010). Agreements, rules, and agentic fidelity in polyamorous relationships. Psychology and Sexuality, 1(1), 44-61.